venerdì 24 gennaio 2014

Penance (Kurosawa Kiyoshi, 2012)

Ieri sera ho finito di vedere Penance (Shokuzai - The Atonement, 2012), la mini-serie televisiva realizzata da Kurosawa Kiyoshi a partire da un romanzo di Minato Kanae (di cui in Italia è stato pubblicato Confessione, dal quale Nakashima Tetsuya ha a sua volta tratto l'omonimo film uscito anche nelle nostre sale). Rimando allo speciale di Sonatine (su cui ogni singolo episodio è stato recensito singolarmente) per una lettura più approfondita.
La mia personale impressione è che, se nei primi quattro episodi Kurosawa torna alla grande su territori già affrontati una decina di anni prima in Seance (Kōrei, 2000), altra trasposizione televisiva, nell'ultimo si faccia troppo ingombrante la presenza del romanzo. Può darsi che gli interminabili dialoghi con il poliziotto, durante i quali la protagonista ci spiega per filo e per segno i fatti del passato che l'hanno condotta sino a quel punto (un intreccio peraltro poco plausibile, in cui la fanno da padrona il caso e alcuni colpi di scena non troppo ben orchestrati a livello di sceneggiatura), siano dovuti semplicemente a ragioni di chiarezza legate al format della serie TV e ai canoni del giallo. Fatto sta che ne risulta un certo effetto di ridondanza, rispetto a quanto Kurosawa già ci aveva, assai più sottilmente, suggerito nel corso degli episodi precedenti e all'inizio di questo stesso.
Il cinema di Kurosawa è sempre stato un cinema che portava in campo innanzitutto gli effetti degli eventi eclatanti che scuotono i suoi universi, tralasciandone deliberatamente le cause. Ed è per questo che il regista sembra decisamente più a suo agio nei primi quattro episodi, nel corso dei quali, con efficace parsimonia e più attraverso scelte di regia che non tramite i dialoghi, dà ampio spazio alle conseguenze del fatto traumatico sulle quattro bambine, ora adulte. A quel punto, dei motivi che hanno generato il folle e tragico episodio, non ci interessa più di tanto.
Per quanto mi riguarda, ho trovato particolarmente interessanti il primo e il quarto episodio. Il primo perché è forse quello più "kurosawiano". Viceversa, il quarto perché è quello che, almeno all'apparenza, si distanzia di più dal suo mondo (potrei sbagliarmi, ma credo che quella del quarto episodio sia la prima scena di sesso girata dal regista dopo i suoi due pink eiga degli esordi - almeno io non ne ricordo altre).

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